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L'angolo degli Iannacone
Questo sito è per voi, Iannacone di tutto il mondo.
Mi chiamo Costantino Iannacone e sono nato a in un paese del
Gargano, San Nicandro Garganico, in Puglia, ma vivo a Milano dal
1960, sposato con tre figli, Marco, Stefano e Matteo. Da sempre mi occupo di marketing e comunicazione e da
qualche anno ho preso il gusto di riscoprire i luoghi e le
memorie del passato e risalire alle origini della mia famiglia,
che ho riportato in un mio libro: " Il Richiamo delle
Radici" - Gioiosa Editrice - 2000.
Ho scoperto anche che gli Iannacone sono tanti in Italia e nel
mondo.
Se anche voi, come me, siete alla scoperta delle vostre radici,
qui potete scambiare le vostre conoscenze... oppure potete
semplicemente scrivermi un e-mail raccontando la vostra storia:
costantino@iannacone.org
Il mio primo contatto con il passato fu il ritrovamento di una
vecchia carta d'identità del capostipite della nostra
famiglia, quella di mio nonno.
Simone Iannacone
Padre: Antonio
Madre: Angela Cruciano
Data di nascita: 7 dicembre 1876
Altezza: un metro e 52 centimetri.
Occhi: castani.
Fronte: regolare.
Naso: regolare.
Colorito: naturale.
Segni particolari: nessuno.
Professione: pastore.
Firma: analfabeta.
Erano questi i dati riportati su una carta d'identità
rilasciata dal podestà di S.Nicandro Garganico il 2 luglio
1927. La foto era quella di un quarantenne con lo sguardo vivo
e penetrante e un paio di baffi folti e ben curati.
Sul frontespizio c'era lo stemma sabaudo e la scritta Regno
d'Italia. Sul retro in un cerchio il fascio e le lettere A/V
ossia: anno V dell'era fascista.
Il secondo documento l'ho scoperto per caso:
"Fra le carte di mio padre ho ritrovato una foto del nonno
fatta a Chicago: è di quelle fatte in studio dal fotografo
professionista, ambientata in un finto salotto. In questa foto vi
sono sette uomini in posa, impettiti con l'abito buono, la
cravatta e il gilet con la catena dell'orologio che esce dal
taschino: quattro sono in piedi e tre seduti fra cui mio nonno.
Hanno lo sguardo fisso nell'obiettivo e Simone accenna ad un
lieve sorriso sotto i grossi baffi. Quello che mi colpisce in
questa foto, oltre al suo sguardo vivo, sono le grosse mani di
mio nonno appoggiate sulle ginocchia, in posa come gli altri due
seduti. Mani di operai, incallite, nodose, forti.
Una quindicina di anni dopo quelle mani avrebbero lavorato in
proprio, non più a padrone, in una piccola masseria messa
insieme con mio padre, mio zio Michele e mio zio Antonio. Capre e
pecore, a produrre latte e formaggi".
( tratto da Il richiamo delle radici di Costantino
Iannacone - Gioiosa Editrice - ottobre 2000) - Acquistalo qui
La mia ricerca non si è fermata qui. Ho cercato su
Internet e ho scoperto che il nome Iannacone è diffuso in molte
regioni italiane, soprattutto in Abruzzo, Campania e Puglia. ( vedi mappa)
Se poi si considerano le varianti ortografiche, Jannacone, Jannaccone e Iannaccone,
dovute probabilmente ad errori nelle trascrizioni anagrafiche, i nostri
Iannacone assommano a centinaia di migliaia, sia in Italia che
all'estero (vedi siti?..)
Tornando ai miei diretti antenati sono riuscito, tramite
l'archivio parrocchiale della Chiesa di S.Maria del Borgo di San
Nicandro Garganico, a risalire fino al mio trisavolo, che si chiamava
proprio Costantino (fortunata coincidenza, almeno per me!).
Questo Costantino Iannacone era nato nel 1787, figlio di tale
Isidoro Iannacone e di Eleonora Farsilio, ed era arrivato a San
Nicandro Garganico proveniente dall'Abruzzo, precisamente da S. Pietro
Avellano, forse percorrendo il famoso tratturo "reale" (sotto il
controllo dei Borboni del Regno di Napoli) per condurre il suo gregge
dagli alpeggi della Maiella alle pianure della Capitanata. A San
Nicandro nel settembre !827 aveva sposato, in seconde nozze Celeste
Galasso, che diede alla luce Antonio, il mio bisnonno. Attualmente a
San Nicandro esistono due grandi famiglie di Iannacone, una originata
da Antonio, l'altra da Ciro (suo fratello o cugino?). Di questi ho
ricostruito la discendenza (Vedi albero Genealogico),
ma le mie ricerche continuano: dovrò recarmi in Molise e sperare
di poter accedere agli archivi diocesani, risalenti alla prima
metà del Settecento, sempre che siano ancora leggibili.
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